AVVOCATO

Remo Danovi ai giovani aspiranti avvocato: “vi affidiamo la speranza del nostro futuro, nel primato del diritto e della giustizia”

23 Marzo 2021

Condividiamo con tutti i giovani praticanti, i neo-avvocati e tutti i nostri lettori, le parole del Presidente Remo Danovi, nella presentazione del suo Manuale della collana Percorsi, Ordinamento Forense e Deontologia (Ed. 2021), di prossima pubblicazione. Parole di speranza rivolte al futuro dell’Avvocatura, in un momento storico molto delicato e profondamente segnato dall’emergenza sanitaria in atto.

PRESENTAZIONE

La conoscenza dell’ordinamento forense e della deontologia non è soltanto una prova di esame per diventare avvocati, ma è anche un mezzo essenziale per praticare degnamente l’attività forense, nello scambio incessante tra diritti e doveri di parti e difensori.

L’ordinamento forense, in particolare, descrive come si diventa avvocati e come si partecipa attivamente alla crescita dell’Avvocatura, nelle funzioni e nei ruoli assegnati, non più soltanto in una dimensione nazionale ma nel territorio più allargato indicato dalle direttive europee.

E la deontologia, poi, insegna come si deve esercitare l’attività, nella somma delle regole esposte e nel rispetto del principio della doppia fedeltà, verso lo Stato e verso la parte assistita, che è enunciato nel codice deontologico forense.

Un manuale breve, dunque, per tutti, ma soprattutto per i giovani colleghi che iniziano il loro cammino all’interno dell’Avvocatura: a loro affidiamo la speranza del nostro futuro, nel primato del diritto e della giustizia.

NOTA – PANDEMIA

Abbiamo più volte espresso critiche sulle disposizioni della legge 31 dicembre 2012, n. 247 (la nuova legge professionale forense), per la sua incompletezza, visti i molteplici rinvii ai regolamenti e le modifiche continuamente proposte. Abbiamo poi espresso l’augurio che al più presto venga emanato il Testo Unico di riordino di tutte le norme vigenti in materia di professione forense (Testo Unico che pure l’art. 64 della legge professionale ha imposto al Governo di adottare entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge, e quindi ... entro l’ormai trascorso 2 febbraio 2015!), per semplificare l’attuale complesso di disposizioni legislative e regolamentari, e renderlo finalmente comprensibile, stabile e definitivo. In ciò sarebbe determinante la volontà dell’Avvocatura, nella sua capacità propositiva, più che non l’attesa di un legislatore distratto, e sarebbe determinante non solo per dare finalmente respiro alla struttura statutaria (che è pur sempre un mezzo o uno strumento), ma anche e soprattutto per partecipare a realizzare le più adeguate e necessarie riforme sulla giustizia.

Tutte le critiche, tuttavia, sembrano secondarie di fronte all’evento che ha colpito il mondo, con riflessi diretti e indiretti per tutti. La pandemia ha fatto emergere problemi impensabili e gerarchie di valori abbandonati in qualche recondito cassetto della nostra intelligenza e della nostra coscienza: il corso del tempo è cambiato con la perdita della nozione di inizio e di fine; lo spazio è stato ristretto entro le pareti di una abitazione; una nuova percezione delle distanze è stata imposta. La pandemia ha ridotto anche le identità, poiché ciascuno è uno e nessuno nella indistinguibile figura che emerge dalla protezione del viso, e al contempo centomila altri nel giudizio delle persone che si incrociano per la strada.

Per le professioni è un grave momento poiché i fatti hanno imposto nuove regole: le prestazioni professionali avvengono da remoto; gli incontri sono sostituiti da webinar tecnologici; l’ufficio è disertato, il giuramento previsto avviene con modalità telematiche per gruppi frazionati; la giustizia e le norme procedurali sono in affanno. Su tutti, i più penalizzati sono i praticanti che attendono indicazioni per sostenere gli esami e registrano soltanto incertezze sui tempi e sui modi e preoccupazioni sulle prospettive di inserimento nella professione.

A loro è dedicata questa presentazione. A tutti ricordiamo che la pandemia deve fare emergere il senso della solidarietà e la cooperazione reciproca poiché la salute dell’uno è il benessere di tutti e la soluzione migliore non è quella egoistica più favorevole a se stessi ma quella che nel complesso avvantaggia tutti. Il significato è importante e induce ad affermare che la cooperazione è il solo mezzo per assicurare decisioni e comportamenti adeguati e corretti, e tutti i valori devono essere considerati nel rapporto collettivo della nostra esistenza con quella degli altri.

RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare i colleghi che hanno aiutato a dipanare alcuni punti della complessa regolamentazione, Enrico Benzoni, Felice Cuzzilla, Enrico Missaglia, Paola Piroddi; e soprattutto desidero ricordare e ringraziare gli amici e colleghi che si sono uniti a me nella stesura definitiva del testo per renderlo sempre più aggiornato e completo, Matteo Gozzi, Federica Castelli e Alessandro Baracchi.

 

Remo Danovi